Il 20 ed il 21 settembre siamo chiamati ad esprimerci sul taglio o meno del numero dei parlamentari. Attualmente le Camere sono composte da 945 Deputati e Senatori. Se vincesse il SI, avremo una Camera dei Deputati composta da 400 membri, mentre quella del Senato sarebbe composta da 200 senatori, per un totale complessivo di 600 rappresentanti del popolo. Quello italiano è, dati alla mano, il Parlamento con più membri del continente Europeo. Le motivazioni della riforma sono sostanzialmente 2: riduzione dei costi (stimato in 57 milioni annui, lo 0,07% della spesa pubblica italiana – fonte Università Cattolica di Milano) e maggiore efficienza dei lavori parlamentari, con una riduzione dei tempi delle discussioni.
A dire il vero, lo stesso risparmio in termini economici sarebbe possibile semplicemente riducendo i costi dalla politica e non riducendo la rappresentatività, mentre per quanto riguarda la qualità delle discussioni parlamentari, il focus va spostato su tecnicismi che, secondo me, possono prescindere da un mero discorso quantitativo della composizione delle Camere.
La domanda da porci, quindi è sostanzialmente una: questo Parlamento ci rappresentata veramente? A mio avviso la risposta è negativa. Anzitutto nessun cittadino è chiamato col voto ad esprimere la propria preferenza con un nome e cognome sulla scheda elettorale, a differenza di quanto accade nelle altre competizioni elettorali (Comunali, Regionali ed Europee). La stessa Corte Costituzionale ha dichiarato “incostituzionale “il nostro sistema di voto… con una semplice X, quasi come se fossimo degli analfabeti, barriamo un simbolo ed un listino bloccato dalle segreterie dei vari partiti, i veri soggetti che decidono chi siede in Parlamento. Qualcuno mi potrebbe far notare che basterebbe cambiare la legge elettorale, per realizzare pienamente il principio della rappresentatività, ma è anche vero che la situazione è immutata da decenni, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale.
Qualcuno potrebbe obiettare sollevando la questione “della lesione del principio di rappresentatività”, ma c’è un aspetto da considerare: con l’avvento delle Regioni, negli anni ’70, i cittadini hanno avuto la possibilità di eleggere in maniera diretta i propri rappresentanti regionali, una settantina circa per Regione, ossia ulteriori 1.400 rappresentanti su tutto il territorio nazionale. Con la riforma successiva del titolo V della Costituzione, molte delle materie del legislatore nazionale sono diventate di competenza regionale quali, ad esempio: commercio con l’estero, lavoro, istruzione, settori produttivi, salute, sport, trasporti, ecc. A questo travaso di competenze non è intervenuto parallelamente un intervento sul ruolo delle Camere.
Pertanto la risposta alla domanda precedente è ovvia: oggi il Parlamento non rappresenta gli Italiani ed il principio di rappresentatività, considerando quanto scritto, non è leso. Il tempo e la qualità dei nostri politici/rappresentanti ci permetteranno di rivedere eventualmente le nostre scelte, il vero cambiamento è cambiare mentalità!